Skip to main content
La mia storia: è il primo studio di coaching certificato dedicato alla felicità femminile, realizzo il desiderio mio e della mia bisnonna emigrata in Argentina. L’obiettivo è allenare donne e adolescenti a imparare qual è il loro modo di stare bene e a perseguirlo ogni giorno. 

Aprire proprio a San Vito al Tagliamento il primo studio di coaching per le donne è la realizzazione del mio desiderio e di quello della mia bisnonna che 100 anni fa è partita per l’Argentina in cerca della felicità. Proprio così, quello che aprirò il prossimo venerdì 4 ottobre 2024 (scopri dove apro il mio studio interamente dedicato alle donne) sarà l’ultimo passo di un percorso lungo quattro generazioni che non ha mai smesso di pensare al benessere di donne e adolescenti.

La mia storia e l’idea di aprire uno studio di coaching

Mi chiamo Julieta Iglesias, ho 48 anni, sono nata in Argentina e sono discendente di emigranti italiani. La mia bisnonna, Maria Fogolin, è emigrata nel 1929 da San Vito al Tagliamento, in Friuli Venezia Giulia, per andare all’altro capo del mondo alla ricerca di una vita migliore. Non è mai tornata in Italia e non ha più rivisto la sua famiglia, nella dimensione patriarcale in cui viveva non lavorava e non era indipendente. La stessa condizione di subalternità è toccata poi alle mie nonne. Sono state, invece, mia madre e le mie zie ad avviare un percorso di emancipazione studiando e lavorando. Oggi tocca a me e io ho scelto di fare un ulteriore passo: riprendo la ricerca della mia bisnonna lavorando come libero professionista per promuovere l’autorealizzazione femminile. Non è un caso che lo slogan della mia attività sia proprio Alleno le donne alla felicità.

Lo studio di coaching che ho scelto di avviare è rivolto principalmente alle donne e questa scelta deriva da un motivo specifico. Quando ho scritto la tesi ho scoperto che le donne hanno un rischio quasi doppio di diagnosi di depressione e ansia rispetto agli uomini. Mi è venuto naturale pensare alle donne della mia famiglia. Mi sono chiesta: quanto può aver sofferto mia bisnonna quando ha capito che non era libera di tornare? E mia mamma, le mie zie: quanto hanno dovuto faticare di più rispetto a un uomo per poter lavorare? Mi apparso chiaro come la mia scelta di venire qui in Italia avesse il significato di tornare dove tutto è cominciato per contribuire a un nuovo inizio, per me, per la mia famiglia e per tutta la comunità femminile che mi circondava.

Un lungo percorso di consapevolezza e condivisione

Il percorso che mi ha portato all’apertura del primo studio di coaching certificato sul territorio inizia da lontano ed è stato segnato da diversi momenti per me molto difficili. Sono nata a Rosario, nella parte centrale dell’Argentina, e sono arrivata in Italia la prima volta nel 2004 durante la grande crisi economica che ha fatto emigrare tanti giovani del mio paese. Io e mio marito volevamo costruirci casa, ma la situazione era molto difficile e incerta. Abbiamo deciso, così, di venire in Italia a lavorare per qualche anno e con i risparmi avviare i lavori per realizzare il nostro sogno.

Le cose, poi, non sono andate come avevamo previsto. Dopo tre anni siamo tornati in Argentina pensando di vivere serenamente, ma la situazione era ancora difficile. Avevamo la casa ancora da terminare e non c’era stabilità economica. Era difficile inserirsi e lavorare seguendo i nostri valori di onestà e solidarietà, così siamo tornati nuovamente in Italia. Qui, nonostante avessimo trovato un nuovo lavoro e una situazione molto accogliente, io ho iniziato a sentire forte la mancanza della mia famiglia.

Era proprio quello che aveva vissuto la mia bisnonna quando è andata in Argentina. Sapevo, dai racconti che avevo ascoltato, che lei avrebbe voluto tanto tornare in Italia. Non aveva visto più la sua famiglia da quando era emigrata a 20 anni. Mi sembrava di aver realizzato il suo sogno di tornare a casa e al tempo stesso mi ritrovavo a capire ancora di più cosa avesse vissuto. Io e mio marito decidiamo così nuovamente di rientrare dopo 4 anni. A febbraio ci stabiliamo nella nostra casa e io inizio a prendere contatti per creare dei servizi per la disabilità in Argentina, proprio sul modello che avevo conosciuto in Italia.

Dopo neanche due mesi accade un evento che cambia di nuovo tutto: una sera entrano in casa dei ladri armati che ci minacciano di morte. Restiamo scioccati e traumatizzati, la delusione per quello che abbiamo vissuto è così forte che decidiamo immediatamente di andarcene di nuovo. Siamo tornati in Italia dopo neanche un mese con solo due valigie e tutto da ricostruire da capo. Non so se sia stato il trauma a spingermi verso questa avventura, o forse il desiderio di realizzare il sogno di mia nonna, di sicuro sono tornata a San Vito con un’altra consapevolezza. Con la determinazione di voler fare qualcosa che fosse di valore per me e trasformasse quel senso di vulnerabilità che abbiamo vissuto quella sera.

La scelta del coaching come strumento d’azione e prevenzione

Il coaching è lo strumento che ho scelto dopo un lungo percorso di lavoro nel settore dell’assistenza, della disabilità e della salute mentale. Dopo il trasferimento in Italia ho dovuto riniziare da capo esattamente come aveva fatto la mia bisnonna. Lavoravo e intanto studiavo per conseguire la laurea in psicologia e la successiva specializzazione. Il coaching è stato l’ultimo passo: avevo bisogno di strumenti di azione e concretezza. Ho frequentato, quindi, un master presso la scuola di coaching umanistico di Roma e ottenuto l’iscrizione all’associazione italiana di coach professionisti. È quello che cercavo per realizzare il mio desiderio di aiutare le persone prima che il disagio si trasformi in malattia o problema.

È un allenamento strutturato per donne e ragazzi per imparare a stare bene e realizzare i propri obiettivi. Imparare a stare bene non è scontato, è un’abilità che si apprende e che ci permette di agire prima che si verifichi un problema. È un atto di prevenzione proprio come l’alimentazione sana e l’attività fisica: il coaching, fatto di azioni, obiettivi e potenzialità, è lo strumento che ci dà questa abilità. Il mio lavoro è allenare le persone a imparare qual è il loro modo di stare bene e a perseguirlo ogni giorno.

Cosa ne pensi? Se desideri approfondire questi temi o sei alla ricerca di un modo per costruire la tua strada, scrivimi. Ne parliamo insieme: info@coachingdonne.it
Oppure segui il progetto Coaching Donne su Instagram.

Leave a Reply